Ha dato più di tutti gli altri
Due povere vedove sono oggi le protagoniste della liturgia della Parola. La vedova di Sarepta, scegliendo di dare da mangiare al profeta, dimostra una grande fede (I Lettura). Preparando prima la focaccia per l’uomo di Dio e poi per sé stessa e per il figlio, mette Dio al primo posto. La sua fede viene premiata perché «la farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì». La vedova del Vangelo, sebbene doni una somma di denaro molto inferiore a tutti gli altri, non si priva del superfluo ma di tutto quello che ha: confida semplicemente in Dio e attende da lui sostegno e salvezza. La donna è lodata da Gesù perché ella è certa che il vero tesoro, che tarma e ruggine non consumano (Mt 6,19), è la relazione con il Signore che si può realizzare solo facendo le sue stesse scelte di autodonazione. La nostra donazione è gradita al Signore se siamo disposti a “lasciare” qualcosa di importante, a rinunciare e a offrire la nostra rinuncia a Dio come ha fatto lui. Modello sublime di donazione è, infatti, il Signore Gesù che ha offerto sé stesso, immolandosi per noi quale vero agnello pasquale (II Lettura).