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PARROCCHIA SS. ANGELI CUSTODI - Diocesi di Roma

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«L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto»

Alcuni farisei si accostano a Gesù con l’intenzione di coglierlo in fallo e gli chiedono di esprimersi sulla liceità di una norma matrimoniale. Hanno in mente l’atto di ripudio della moglie, stabilito da Mosè e riportato dal libro del Deuteronomio (Vangelo). In realtà, non era chiara l’interpretazione di questo atto. Vi erano fondamentalmente due scuole: una del rabbino Hillel, più permissiva (la donna può essere ripudiata anche per futili motivi); l’altra, del rabbino Shammai, più rigorista (per giustificare un atto di ripudio devono esserci gravi motivi, come l’adulterio). Gesù non si fa intrappolare in una disputa retorica, ma fa risalire il matrimonio all’atto creativo di Dio. La norma del Deuteronomio sul ripudio è, in questa ottica, superata da una norma più originaria, perché affonda le sue radici nell’eterno disegno di Dio: «I due saranno un’unica carne» (I Lettura). Gesù non fa sconti e non scende a facili compromessi, ma prescrive una verità che affonda le sue radici nell’opera della creazione dell’uomo e della donna, fatti a immagine e somiglianza di Dio. Per questo, è lecito affermare che l’immagine di questo Dio trinitario, comunione-indissolubile, si possa realizzare nel matrimonio comunione-indissolubile.