Sanati e “riconsegnati” alla vita
L’atteggiamento più immediato di fronte a una situazione problematica è quello di volerne isolare l’autore, emarginandolo dalla nostra vita e relazioni; è più facile allontanare il problema, fingere di sbarazzarcene piuttosto che affrontarlo e risolverlo.
Così accadeva nei confronti di chi era colpito dalla lebbra, male infettivo e spesso incurabile: la sua sorte era l’isolamento, l’abbandono, l’emarginazione sociale. Esprimendo la sua volontà di sanare un lebbroso, Gesù insegna che per Dio nessuno è maledetto, o incapace di sane relazioni sociali. Manifestando la misericordia del Padre, egli rende estremamente limpida la comprensione di un Dio che non grida allo scandalo, come siamo soliti fare noi di fronte a tutto ciò che non riusciamo a incasellare nei nostri schemi mentali.
Rivelando Gesù questa vicinanza di Dio, le sue parole non offrono solo una placida compassione disinteressata ma danno forza e coraggio: «Lo voglio, sii purificato!». Nello stesso tempo, però, Gesù ci invita a non inorgoglirci per essere stati oggetto di attenzione divina, ma ci chiede di tornare alla nostra vita con rinnovata serenità e con equilibrata disponibilità a operare il bene.
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