«Eccomi, manda me!»
l racconto della vocazione di Isaia – un profeta vissuto otto secoli prima di Cristo – è ambientato nella cornice luminosa e solenne del tempio, dove risplendono la santità e la gloria di Dio («Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria»). Il profeta riconosce la propria indegnità di fronte alla chiamata che ha ricevuto («Un uomo dalle labbra impure io sono»). Ma Dio gli pone su queste stesse labbra una parola piccola piccola (“Eccomi”), ma ricca di efficacia (“Manda me!”). La chiamata di Simon Pietro si colloca nella cornice della vita quotidiana di pescatore, che scorre sul lago di Tiberiade. Dopo una notte di fatica e di insuccesso («Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla») interviene Gesù con l’efficacia prodigiosa della sua parola («Prendi il largo e gettate le reti per la pesca») e con la promessa di trasformare il lavoro di pescatore sul lago di Tiberiade nella missione di portare la salvezza a quel lago che d’ora in poi sarà il mondo degli uomini («Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini»). È la salvezza annunciata da Paolo, dagli apostoli e oggi dalla Chiesa (II Lettura).